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Contesto

Le tipologie innovative di servizi per il benessere giovanile non possono prescindere dal modello di comprensione del disagio giovanile che i soggetti istituzionali e sociali condividono e adottano. Oggi vi è ampia convergenza su alcune analisi di fondo che stanno alla base di questo disagio. 

Fenomeni come il calo della natalità, la riduzione quantitativa del numero di componenti dei nuclei familiari, l’insediamento e la riunificazione di nuove famiglie migranti si accompagnano a profondi cambiamenti negli stili di vita e di consumo giovanili, a una ripresa preoccupante della dispersione scolastica e a condizioni di precariato nell’accesso al mondo del lavoro. 

L’evoluzione del tessuto demografico e socio-economico ha prodotto la modificazione delle forme classiche del disagio emozionale, creando rilevanti fenomeni di disadattamento e disagio, che non possono trovare risposte esaustive solo negli interventi sanitari e sociali convenzionali. Tale modificazione non si riferisce semplicemente a elementi di vulnerabilità individuale, che rimangono sostanzialmente costanti nel tempo, ma al mondo “interpersonale” dei giovani e al suo impatto con processi sociali, materiali, produttivi e di consumo caratterizzati da profonda instabilità, variabilità e discontinuità. 

La relativa “debolezza” e il limitato peso sociale della dimensione giovanile del “gruppo” ne rende infine problematico anche il ruolo, in passato rilevante, di mediazione e inclusione in senso evolutivo e/o di trasformazione e innovazione dei processi sociali. Il gruppo amicale giovanile come luogo di “auto-aiuto” e “auto-cura” ha perso in modo significativo questa funzione ed è a sua volta connotato da una nuova vulnerabilità, esposto, come è, a una alternativa rigida, socialmente poco “negoziabile”, fra “adattamento” e “marginalizzazione”.

Contemporaneamente si assiste all’allargamento e alla precocità dei fenomeni di disagio scolastico, del contatto con sostanze psicoattive, a un aumento delle difficoltà nell’integrazione al lavoro e dell’esclusione sociale, alla diffusione e cronicizzazione di disturbi psicogeni nell’età giovanile.           

Tutto questo determina, in parallelo, condizioni molto più complesse nell'accesso ai servizi socio-sanitari. Oggi “accedono” alle prestazioni socio-sanitarie fasce di popolazione in prevalenza già “incluse”, mentre le cosiddette “fasce a rischio” giungono ai servizi quasi sempre in condizioni di grave scompenso, in genere attraverso i percorsi della emergenza-urgenza, vale a dire quando i problemi hanno già raggiunto gradi elevati di severità.

Il progetto Prove di volo è nato per rispondere in modo adeguato a questo cambiamento, con la consapevolezza che oggi è necessario affrontare l’universo giovanile con un nuovo approccio, più integrato e completo. Un approccio che consenta in primo luogo di creare le condizioni di prossimità, di uscire dai contesti tradizionali di lavoro e attuare interventi e servizi non più solo per i giovani, ma con i giovani.

Proprietà dell'articolo
creato: venerdì 17 novembre 2006
modificato: lunedì 20 novembre 2006